venerdì, luglio 14, 2006

OGNI STOMACO E' UN PICCOLO MONDO

Buonasera.
A quest'ora sarei dovuta essere a Milano, ma siccome sono scema e ieri sera ho avuto uno squaraus da paura (dalle 22 alle 23.10 in bagno a intervalli regolari, alle 23.20 a letto con mal di stomaco) e i postumi si sono fatti sentire anche oggi, una volta in stazione, presa dall'ansia del "O mio dio! E se sto male in treno? E' un Intercity che viene da Trieste, i cessi saranno letali!" ho chiamato Yoshi e mi sono fatta venire a recuperare, salvo poi sentirmi una merda e in colpa da matti per aver dato buca all'ultimo ai miei, che mi avevano già preparato da mangiare e che, soprattutto, non vedo dal 25 giugno. Me molto mortificata :(

Vabbè, cambiamo argomento.

Essendo io un'amante della cucina e del mangiare, sono rimasta affascinata da quello che viene spacciato come dolce tipico veronese: la torta di Verona.
Il fascino di questa torta sta nella sua versatilità: vicino alla FNAC si chiama "Torta di Verona", in via Castelvecchio "Torta di Castelvecchio", a Padova "Torta di Sant'Antonio".
Purtroppo non ho mai avuto il coraggio di assaggiarla, ma alla vista dà l'idea di avere un peso specifico pari a quello del piombo.
La forma è quella di un cappello da cuoco schiacciato, con il colore del panettone e una leggera glassatura (non tanta come quella della Veneziana). Non ricordo dove, ma in qualche vetrina devo aver letto che si tratta di glassa d mandorle e che è ripiena di marmellata di albicocche e scorze di arancia candita.
Sul sito di un ristorante/albergo italiano all'estero leggo invece che si tratta di un dolce tipo panettone, imbevuto di amaretto e altro liquore, farcito con mirtilli e mascarpone e coperto di glassa di mandorla.
Se per caso qualcuno di voi l'ha assaggiata mi faccia sapere.

Dal locale passiamo al globale: per andare a lezione passo davanti a un po' di negozi che vendono kebab.
Il locale che vende kebab presenta una dimensione molto pittoresca, data dalla locandina all'esterno del negozio o sulla vetrina dello stesso.
La grafica, per colori, impostazione e testi, sa molto di pubblicità degli anni '70. La scelta del soggetto ci ricorda che in Germania ci sono tanti turchi, nel senso che, non si sa come mai, le persone rappresentate sembrano più crucche che non arabe.
Alcuni manifesti, infatti, non si limitano a mostrare il prodotto (in forma di polpettazza o di panino già preparato), ma presentano due figure: il cuoco o il consumatore.
Io mi sono innamorata della locandina del kebab in via Procolo. La frase "Ai bambini piace il kebab" è illustrata da un bambino che sempre uscito dalla pubblicità di qualche biscotto della Guerra Fredda: capelli a scodella e camicia a quadri azzurra.

PS: nel caso la pubblcità non fosse così e io fossi vittima dell'ennesima allucinazione "Mi sono alzata alle 7 e ho fatto colazione con i cereali dell'Auchan", per favore fate finta di niente.

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